LA DANZA DEL VENTRE DALLE ORIGINI AD OGGI IN PILLOLE
(PARTE 3)
LO SVILUPPO DELLA DANZA ORIENTALE - ALMEE E GHAWAZEE
Tra il XIV e il XX secolo la danza del ventre si diffuse in tutti i territori occupati dall'Impero Ottomano, dall'attuale Albania fino al Marocco. Divenne patrimonio culturale di nazioni come l'Algeria, l'Egitto, l'Iraq, la Grecia e la Turchia. In ogni luogo assumeva uno specifico stile!
Gli europei scoprirono l'esistenza della danza del ventre solo nel XIX, grazie alla campagna di Egitto di Napoleone Bonaparte. I soldati al seguito dell'imperatore rimasero colpiti dalle ballerine arabe, così sinuose e con movenze conturbanti, così differenti dal modello di donna e ballerina europeo.
IN QUESTO PERIODO IN EGITTO LE DANZATRICI SI POTEVANO DIVIDERE IN DUE CATEGORIE DIFFERENTI: le ALMEH e le GHAWAZEE.
ALMEE, DONNE ISTRUITE E SCHIAVE
La figura della Schiava è inserita in un periodo storico che va dal Medioevo al 1.700 d.c. circa nel quale esistevano i Sultanati.
Nei mercati dell’epoca, molte donne di particolare bellezza, venivano vendute come schiave ed acquistate per essere portate all’interno dei palazzi dei Sultani e relegate dentro agli Harem (la parola Harem significa proibito).
I sultani potevano avere più donne (a quell’epoca la figura della donna non aveva molto valore) e fra tante schiave il Sultano poteva scegliere come ulteriore moglie, la schiava che avesse più doti (oltre a quelle fisiche) e che potesse dargli degli eredi.
Per scegliere la schiava più dotata, davano loro un’istruzione sia culturale che artistica (canto, danza, strumenti, poesia, ecc) e la schiava che si dimostrava più talentuosa veniva quindi scelta per diventare una delle mogli del Sultano e per procreare e che rispetto alle altre schiave, riceveva un trattamento “privilegiato”, se possiamo così definirlo.
Le schiave vivevano relegate all’interno degli Harem tutte in una zona comune e dormivano spesso a terra e non possedevano oggetti personali, ad eccezione di un paio di tessuti che indossavano per coprirsi, mentre la moglie (o le mogli) del Sultano aveva un’ala dell’Harem a loro riservata (tipo una stanza), dove poteva esserci un letto e magari anche un armadio dove depositare i propri oggetti personali.
All’interno dell’Harem gli unici che potevano entrarvi erano gli Eunuchi ed il Sultano; intorno al 1.400/1.500, il Sultano cominciò a capire che un Harem pieno di schiave (soprattutto talentuose), aumentava il suo stesso valore agli occhi degli altri e dunque cominciò ad investire sulle schiave più talentuose, non solo per prenderle come mogli e procreare, ma alcune le destinava specificatamente all’intrattenimento dei suoi ospiti più facoltosi.
Oggi giorno è difficile comprendere la figura della schiava mettendosi nei suoi panni, ma per loro, a quell’epoca, avere la possibilità di poter studiare tutte quelle arti era molto importante ed essere scelte come intrattenitrici, era l’unico contatto che potevano avere con l’esterno e quindi di conoscere gente nuova.
Spesso il Sultano che voleva venire a conoscenza magari di qualche informazione politica, utilizzava queste schiave quasi come delle spie.
Poteva anche succedere che che l’Ospite a cui veniva affidata la schiava, si innamorasse di lei e la volesse portare via con sé e se anche la schiava spesso andava a finire in un altro Harem, essendo stata prescelta aveva l’occasione di ottenere maggiori privilegi.
Quindi la figura della schiava rappresentava una figura di donna colta, che intratteneva gli ospiti con la sua arte e che sapeva suonare tanti strumenti; era famosissima per i suoi Mawaal che erano dei canti improvvisati (simili a dei lamenti) e che si utilizzano tutt’ora in tantissime parti del mondo.
Molto spesso, parlando delle origini della Danza Mediorientale, troviamo associate la figura della schiava e quella dell’Almea (al singolare) o delle Awalim (al plurale) come se fossero esattamente la stessa cosa, ma dobbiamo fare una piccola precisazione sulla distinzione di queste due figure.
In Egiziano le parole Almea o Awalim significano “donna istruita” e gli Egiziani le classificano come delle ballerine, mentre se si fa una ricerca più specifica si evidenzia una differenza perché sia le schiave che le Awalim erano entrambe ballerine colte, ma a differenza delle schiave, le Awalim erano donne libere, e la loro figura nacque quando dopo il 1.700 ci fu la chiusura degli Harem.
Dopo la loro chiusura, le schiave si riversarono a vivere nelle città e continuarono, su commissione soprattutto dell’alta borghesia, ad intrattenere gli ospiti durante le feste, con la loro arte e per questo venivano pagate e fecero dell’intrattenimento il loro lavoro.
GHAWAZEE, BALLERINE "ZINGARE" E FOLKLORISTICHE
Parallelamente ci fu anche un’altra figura di donna ballerina, molto diversa dalla figura della schiava o dell’Almea che viene identificata con il nome di Ghawazee.
Le Ghawazee (plurale, mentre il singolare si chiama Ghaziya che significa “conquistatrice”) nacquero fra l’India e la Persia e si collocarono in un contesto campagnolo, più di strada e sulla loro origine esistono diverse teorie.
Erano donne che appartenevano alle tribù semi-nomadi dei Nawari (un sottogruppo dei Dom) e che viaggiavano per il mondo Arabo, che partì dall’India, passando dalla Persia e dall’Armenia, fino in Turchia, mentre le tribù nomadi Rom giunsero fino in Europa attraverso i Paesi Balcani arrivando in Spagna.
Questo percorso viene chiamato “Rotta dei Gitani”.
Non sempre tutti i popoli nomadi viaggiavano in continuazione, ma spesso sceglievano un luogo dove stabilirsi per un pò di tempo che generalmente era vicino alle sponde di qualche fiume.
Quando arrivarono in Egitto, le Ghawazee avevano tutto un loro bagaglio artistico che era un insieme di passi ed usanze, estrapolate dai balli folkloristici e dalla cultura dei paesi in cui erano state. A livello artistico portarono in Egitto una grandissima mescolanza di culture.
Le Ghawazee si guadagnavano da vivere ballando per strada ed il pubblico che si fermava a guardarle, generalmente dava loro come ricompensa qualche moneta.
Più le Ghawazee viaggiavano e si esibivano, più riuscivano a guadagnare monete, tanto che, si racconta, quelle che raccoglievano più monete, cucivano alla loro cinturina quelle in eccesso derivanti da tutti i paesi in cui erano state e le indossavano per esibirsi durante le loro performance.
Infatti per una Ghawazee avere tante medagliette cucite sulla propria cinturina, era segno che aveva viaggiato e ballato tanto, ed aumentava il suo prestigio perché anche grazie a questo aumentava il suo valore e veniva richiesta come intrattenitrice a qualche festa.
Proprio da questo nasce la classica cinturina con le medagliette che utilizziamo nella nostra danza.
La Ghawazee è una figura di donna molto discussa, soprattutto se la raffrontiamo con le donne arabe di quel periodo, perché era una donna libera, che fumava e beveva alcolici; leggeva le carte, faceva l’hennè, praticava la circoncisione e spesso i suoi spettacoli erano preceduti dagli incantatori di serpenti. La sua figura si avvicinava molto di più a quella di una circense rispetto alla figura di ballerina dell’Almea.
La danza delle Ghawaze è una danza libera, non curata, campestre, molto allegra ed intensa e spesso danzavano con i cimbali (inizialmente in legno e poi in ottone) che servivano ad attirare il pubblico intorno a sé oppure si accompagnavano con i “Riqq”.
Alcune tribù erano molto limitanti in quanto alle Ghawazee non era concesso sposarsi con uomini esterni alla loro tribù, mentre in molte tribù invece, le Ghawazee erano talmente libere che alcune di loro si recavano negli accampamenti dei soldati ed oltre a danzare, si davano alla prostituzione.
Ovviamente la voce si sparse sia fra i soldati, che tra i viaggiatori, tra i quali c’erano anche scrittori come Flaubert, il quale descriveva le Ghawazee come donne dai movimenti sinuosi e di facili costumi.
Queste danzatrici Egiziane fecero talmente tanto scalpore minando l’immagine dell’Egitto agli occhi dell’Occidente, (anche grazie ai racconti dei viaggiatori e degli scrittori) che nel 1834 il governatore d’Egitto Muhammad ‘Ali Pascià bandì dal Cairo tutte le ballerine, quindi sia le Ghawaze che le Awalim.
Tutte le Danzatrici si riversarono conseguentemente a sud dell’Egitto (Alto Egitto) dove il folklore era davvero molto radicato, ampliando così ancor di più la loro conoscenza culturale ed artistica e creando ancora più fusioni nella loro danza e quando nel 1849 decadde l’editto emanato dal governatore, poterono ritornare al Cairo.
Una volta tornate al Cairo, anche le Ghawazee si fecero chiamare Almee così da essere più accettate e viste di buon occhio dalla società, visto che le Almee erano conosciute come delle Donne colte ed istruite.
CI VEDIAMO DOMANI PER LA (PARTE 4) - L'OCCIDENTIZZAZIONE DELLA DANZA ORIENTALE, HOLLYWOOD E I PRIMI LOCALI AL CAIRO
Vanessa Grosso (Fanysa)
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